La Casa di Iwata ha deciso di fare un passo indietro e di rilanciare una storica regina della gamma. Il problema? La scelta della Yamaha farà arrabbiare i puristi.
Gli appassionati della Yamaha sono allibiti per la presa di posizione dei vertici in relazione alla trasformazione del top di gamma. Il marchio giapponese ha deciso di allargare la gamma a dismisura, cancellando vecchie icone per nuovi modelli dal dubbio gusto.
La sigla YZF-R1 ha fatto, da sempre, salire un brivido ai fan delle stradali, sebbene non sia più in listino. Ora farà infuriare i centauri per una scelta folle. La prima serie venne svelata all’EICMA di Milano il 15 settembre 1997 e fu commercializzata nel 1998. La moto è entrata di diritto nella storia del motociclismo per le sue soluzioni tecniche all’avanguardia. Le vittorie in Superbike e in MotoGP, con la sorella M1, grazie alle imprese di Valentino Rossi e, nel 2021, di Fabio Quartararo hanno accresciuto la fama del brand.
In un mercato nipponico super competitivo dove spiccavano Honda, Suzuki e Kawasaki, la R1 ha fatto la storia. Ha rappresentato la perfetta evoluzione tra la vecchia concezione di moto stradali 500 o 750 e i nuovi bolidi 1000 che poi vennero lanciati in MotoGP nel 2002. La Yamaha con la R1 ha sfidato Suzuki GSX-R1000, Honda CBR 1000RR e Kawasaki Ninja ZX-10R sul mercato.
Il ritorno della Yamaha R1: nuova anima, la scelta fa infuriare i puristi
La Yamaha R1, serie dopo serie, è stata alleggerita, migliorata nei materiali e perfezionata sul piano tecnico. E’ uscita dal listino per far spazio ad alternative meno potenti. Ora è sbucato nell’Ufficio Brevetti Europeo, un’idea che riguarda un nuovo sistema di raffreddamento concepito per un gruppo di batterie e i disegni di una versione elettrica.
Ai puristi è già venuto il voltastomaco. La moto, secondo il progetto, avrebbe un pacco batterie soltanto parzialmente portante, inserito in un telaio a doppia trave a traliccio di tubi. La struttura è integrata da piastre in alluminio che vantano supporti del motore e del forcellone. Il motore sarebbe dotato di cambio e la potenza sarebbe trasmessa alla ruota posteriore per mezzo di una tradizionale catena.
Il sistema di raffreddamento delle celle della batteria è stato già brevettato. La dimensione del blocco batteria portano alla possibilità di godere di una capacità di circa 200 kW/h, di conseguenza la potenza disponibile dovrebbe essere tra 700 e 800 Watt. La moto avrebbe piastre di raffreddamento orizzontali dalle quali il calore verrebbe dissipato. Le piastre formerebbero una doppia H con il telaio e asportano il calore da moduli a otto celle. Soluzioni innovative che hanno lasciato a bocca aperta i puristi abituati alla ciclistica estrema ma tradizionale del bolide di Iwata.